Surcharging ingiusto

 

Singoli commercianti addebitano ancora all’acquirente un supplemento in caso di pagamento con la carta di credito (surcharge). I commercianti sostengono che i costi legati al pagamento con carte di credito siano maggiori di quelli sostenuti se l’importo venisse pagato in contanti ripercuotendosi così sull’utilizzatore della carta di credito. Non sussiste alcuna giustificazione fondata per questo surcharging o la discriminazione delle transazioni con la carta di credito rispetto agli altri metodi di pagamento. Il surcharging viola inoltre le regole delle reti internazionali delle carte di credito.
Ogni metodo di pagamento ha il proprio prezzo, in particolare anche il pagamento in contanti (costi di personale, materiali, di trasporto, di capitalizzazione, rischi di errori di calcolo e rischi di perdite).

 
Ogni metodo di pagamento ha il proprio prezzo, in particolare anche il pagamento in contanti (costi di personale, materiali, di trasporto, di capitalizzazione, rischi di errori di calcolo e rischi di perdite).

Sulla base di fondamenti scientifici, nel 2014 la Commissione svizzera della concorrenza è partita dal presupposto che in Svizzera i maggiori costi risultanti a un commerciante per il pagamento in contanti rispetto a un pagamento con la carta di credito ammontavano allo 0,94% del prezzo d’acquisto (senza tener conto della tassa dei commercianti/Merchant Service Charge). Dall’agosto 2017, l’interchange fee che il commerciante deve corrispondere per le transazioni nazionali con la carta di credito (pagamento con una carta di credito emessa in Svizzera presso un commerciante svizzero) ammonta in media allo 0,44% del prezzo d’acquisto. Se il commerciante deve inoltre versare ancora lo 0,5% del prezzo d’acquisto all’acquirer (copertura dei costi di quest’ultimo, incl. margine), il pagamento con la carta di credito, con una tassa dei commercianti dello 0,94% complessivo, non è definitivamente più cara di un pagamento in contanti. Inoltre, dal momento che i costi del pagamento in contanti sono da sempre già compresi nel prezzo d’acquisto, colui che impiega la carta di credito ha anche già pagato i costi del proprio mezzo di pagamento; chiedergli di nuovo un supplemento alla cassa per il pagamento con la carta di credito è scorretto. A maggior ragione se come titolare della carta di credito, ha adeguatamente contribuito ai costi del sistema delle carte di credito mondiale tramite le quote relative alla carta (ad es. quota annuale o tassa per le transazioni effettuate all’estero).

Di conseguenza, nell’accordo amichevole del 2014 avvenuto tra il settore delle carte di credito e la Commissione della concorrenza (COMCO), è stato anche convenuto di eliminare il divieto della “Non discrimination rule” introdotto nel 2005. Gli acquirer possono dunque (e devono secondo le regole delle reti internazionali di carte Mastercard e Visa) inserire di nuovo nei loro contratti con i commercianti una clausola che vieti ai commercianti di discriminare la carta di credito come mezzo di pagamento rispetto ad altri mezzi di pagamento, prelevando supplementi specifici. Ancora più ferma è l’Unione europea, in cui nel frattempo è vietato esigere un supplemento di pagamento quando si usano carte di credito che prevedono interchange fee regolamentate.

I titolari di carte di credito svizzere, a cui sono addebitate ingiustificatamente delle sovrattasse, possono richiederne il rimborso tramite il loro issuer (emittente della carta di credito). La maggior parte degli issuer mettono a disposizione i relativi moduli. Sporadicamente prevedono una presa di contatto telefonica o via e-mail.

I seguenti link portano ai rispettivi formulari risp. ai dati di contatto degli enti competenti:

 

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8050 Zurigo

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Direttore
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